Favorite Aspects of Italian

greg   Sat Mar 28, 2009 7:26 pm GMT
Alessandro : « Site not, some books. You can try on Google books: http://books.google.com ».

Mille grazie per avermi informato.
dorf   Sat Mar 28, 2009 9:05 pm GMT
Italian is my favourite language, I adore it!
gay language   Sun Mar 29, 2009 10:11 am GMT
Italian is so gay. I hate when they speak because they sound very... bitchy. hahahahaha
ugly language anyway
smart   Sun Mar 29, 2009 10:12 am GMT
If Italian is so gay What about French?
French   Sun Mar 29, 2009 2:54 pm GMT
isn't gay. It's marvelous, beautiful, elegant (Italian lacks of it) and so on...
smart   Sun Mar 29, 2009 3:26 pm GMT
FRench is so feminine, probably your inner nature is womanish ... French
lica   Sun Mar 29, 2009 3:35 pm GMT
In my view French is out of fashion, archaic and obsolete. Most of the time it sounds ridiculous when guys speak it. I love to hear guys speaking Spanish, Italian, Greek or Arabic. These langauges are so mannish and virile
abc   Mon Mar 30, 2009 6:48 pm GMT
Here is an interesting article about the phenomenon of Syntactic Doubling in Italian, for those who love this romanantic language....

Syntactic Doubling
In standard spoken Italian, many words cause the initial consonant sound of the following word to be doubled. This phenomenon is typical of Italian pronunciation and is called "syntactic doubling" (raddoppiamento sintattico) or phrasal doubling..

The following words cause a syntactic doubling :
- all stressed (strong) monosyllables
- many unstressed (weak) monosyllables
- all polysyllables stressed on the final vowel (with a written accent mark)
- some bisyllables

In Italian dictionaries (e.g., Zingarelli, published by Zanichelli), the phonetic transcription of such words is followed by an asterisk (*). For example, the phonetic transcription of the conjunction "a" is /a*/. This means that "a presto" ("see you soon") is pronounced exactly like "appresto" ("I prepare").

On the contrary, "re Carlo" ("King Charles") and "recarlo" ("to bring it") are pronounced in two different manners, because the word "re" (/re*/) causes the doubling of the following initial consonant sound. "Re Carlo" is pronounced /rek'karlo/.

Weak monosyllables (such as articles; unstressed personal pronouns; "ci", "ne" and other particles; etc.) do not cause the doubling.

Italian spelling does not indicate the doubling except when two words have combined to form a new one, as in E + COME = ECCOME, FRA + TANTO = FRATTANTO, CHI + SA = CHISSA'.

Syntactic doubling usually occurs in standard pronunciation of most speakers in Central and Southern Italy. In Northern Italy, where there is a tendency to ignore double consonants in general, it is less noticeable.

See the examples below. See also "Espressioni omofone scritte diversamente".

Word causing
syntactic
doubling Example Word causing
syntactic
doubling Example
A a presto FA fa presto
FRA fra noi FU fu felice
TRA tra voi E' è tardi
SU su Roma PUO' può fare
O o lui GIA' già fatto
E e lei PIU' più vicino
TU tu sei LA' là sotto
SE se vai LI' lì sopra
MA ma no SI' sì signore
NO no davvero NE ' né noi
TRE tre mele COSI' così tardi
RE re Carlo PERCHE' perché mai
HO ho fame MANGIO' mangiò tutto
HA ha freddo ANDRA' andrà via
SO so tutto FARO' farò tardi
SA sa l'ora DIRO' dirò tutto
DO do sempre SARA' sarà troppo
STO sto male COME come noi
STA sta là QUALCHE qualche volta
VA va via MI (note) mi minore
CHE che fai? QUI qui sotto
CHI chi sei? QUA
Kendra   Mon Mar 30, 2009 6:56 pm GMT
a Milano [ammi'lano]
a casa [ak'kasa]
lica's gay   Tue Mar 31, 2009 7:42 pm GMT
italian sounds virile??? hahahahaha are you deaf?
Kaeops   Tue Mar 31, 2009 11:30 pm GMT
L'italiano suona troppo gay.
Ma, pensando bene, non ci sono gay in Italia :)
Non ci sono diritti gay, non c'è il mattrimonio gay...
Tutti sono bissessuali LOL, tutti hanno una ragazza, ma gli piace fottere un bel culetto masculino...
jkjk   Wed Apr 01, 2009 7:17 am GMT
L'italiano suona troppo gay.
Ma, pensando bene, non ci sono gay in Italia :)
Non ci sono diritti gay, non c'è il mattrimonio gay...
Tutti sono bissessuali LOL, tutti hanno una ragazza, ma gli piace fottere un bel culetto masculino

Correzioni

Ma, pensandoCi bene, non ci sono gay in Italia :-)

Non ci sono diritti per i gay, non c'è il matrimonio fra persone dello stesso sesso. Tutti sono bisessuali :-) (che cazzata) tutti hanno una fidanzata, ma piace loro fottere un bel culetto MASCHILE (masculino è spagnolo, ciò la dice lunga su di te..)
Italian speaker   Wed Apr 01, 2009 12:36 pm GMT
Not everybody is bsexual. I'm gay only .
Second Italian   Wed Apr 01, 2009 1:58 pm GMT
I'm only gay too
kutya   Wed Apr 01, 2009 5:20 pm GMT
Un'altra caratteristica della lingua italiana è la complessità nella formazione irregolare del plurale del nome. Esistono infatti diversi casi particolari di formazione del plurale, di cui si riportano i principali (che corrispondono alla grande maggioranza sia dei sostantivi, sia degli aggettivi che presentano un comportamento deviante):

Diverse parole maschili che terminano per -a (generalmente termini astratti) formano il plurale in -i: il problema, i problemi; il dilemma, i dilemmi. Si tratta soprattutto di parole di origine greca. Restano invariate le parole boa e boia.
Le parole provenienti da altre lingue, se non italianizzate, sono generalmente invariabili; il numero è indicato quindi dall'articolo (il film, i film; il computer, i computer). Questo vale anche quando la forma base usata è al plurale (il murales, i murales).
Sono invariabili in italiano i sostantivi che terminano in vocale accentata (la virtù / le virtù), i sostantivi (quasi tutti di origine straniera) che terminano in consonante (il bar / i bar), i sostantivi che terminano in -i (il bikini / i bikini, la crisi / le crisi).
I sostantivi che terminano per -io non formano un gruppo omogeneo. Se la i è accentata, il morfema -o viene semplicemente sostituito da -i, per cui si avrà: lo zìo, gli zìi. Se l'accento cade altrove, la forma al plurale si scriverà con una sola i: l'armadio, gli armadi. In altre parole, il numero di sillabe che compone il sostantivo dovrà restare invariato. In passato vigeva la regola di mettere una i con accento circonflesso, oppure una doppia i, nei casi in cui il plurale di sostantivi terminanti in -io portassero ad ambiguità. Per esempio: principe diventa principi; principio può diventare, per chiarezza, principii o principî. Comunque, al giorno d'oggi questa forma è obsoleta. Per distinguere tra il plurale di principio quello di principe, al più si usa segnare l'accento tonico: princìpi e prìncipi; normalmente si ritiene superflua questa attenzione, dato che solitamente il contesto in cui queste parole si trovano impedisce quasi sempre situazioni di ambiguità.
La coppia uomo, uomini si distingue da altre per la variazione del numero di sillabe. Il fenomeno si spiega con i diversi etimi: mentre la forma singolare deriva da homo, quella plurale viene da homines.
Le parole femminili in -o, generalmente abbreviazioni, restano invariabili: la radio, le radio (corrisponde a radiotrasmettitrice, radiotrasmettitrici); similmente: la moto, le moto. Fa eccezione la mano, le mani.
Le parole in -cio e -gio formano il plurale in -ci e -gi (laccio, lacci).
Le parole in -co e -go hanno il plurale in -ci e -gi oppure in -chi e -ghi in funzione di diversi fattori, fra i quali il più importante è la posizione dell'accento. Se la parola ha l'accento sulla penultima sillaba, come la maggior parte dei sostantivi italiani, si avrà il più delle volte -chi e -ghi: sacco, sacchi, lago, laghi. In caso contrario, il plurale è di solito in -ci e -gi: medico, medici, psicologo, psicologi. Restano in ogni caso diverse eccezioni (es. amico, amici). Spesso si usa spiegare, ma solo a titolo di ricetta, che i nomi di persone hanno normalmente il plurale in -ci e -gi, e gli altri (nomi di cosa ed animale) in -chi e -ghi.
Le parole in -cia, -gia formano il plurale mantenendo la 'i' se l'ultima lettera prima della desinenza è una vocale (la camicia, le camicie), e perdendola se è una consonante (la frangia, le frange; la roccia, le rocce). La regola ha validità solo per la -i- non accentata. Nel caso di parole come allergìa, è chiaro che la i sarà conservata: allergìe. Fra le eccezioni principali, ricordiamo ciliegia e valigia, per le quali sono diffuse e accettate entrambe le forme[1] (anche se le varianti conformi alla regola sono di gran lunga più frequenti;[2] studiosi conservatori preferiscono attenersi a criteri di natura etimologica).
Le parole in -cie, -gie o -glie sono variabili al plurale (la superficie, le superfici; l'effigie, le effigi; la moglie, le mogli), con l'eccezione di specie (le specie).
Le parole che finiscono per -ista sono sia maschili che femminili: il turista, la turista; le forme del plurale sono comunque diverse a seconda del genere: i turisti, le turiste
I sostantivi che indicano le parti del corpo non seguono regole precise.
Molti hanno una forma maschile al singolare ed una forma femminile al plurale: il braccio, le braccia. Similmente: il ginocchio, il dito, il labbro, il ciglio; appartiene a questa categoria il sostantivo uovo. In questi casi, è possibile che esista anche una forma plurale maschile i bracci che però non indica la parte del corpo in sé (i bracci di una croce; i cigli delle strade).
Oppure, nel caso del sostantivo osso, la forma plurale femminile (le ossa) si riferisce ad un insieme specifico di una parte del corpo (le ossa del cranio, le ossa di una gamba), mentre la forma plurale maschile (gli ossi) si riferisce a gruppi non appartenenti ad una sezione specifica del corpo (la clavicola e il femore sono due ossi).
Per il sostantivo orecchio esiste anche una forma femminile: orecchia; mentre al singolare si usa soprattutto quella maschile, al plurale si preferisce quella femminile (le orecchie).
Buona parte dei nomi che indicano le parti del corpo prevedono solo forme regolari: il gomito, i gomiti; la fronte, le fronti.
Costituiscono un caso a parte i sostantivi mano (le mani) ed ala (le ali).
Anche alcune parole non indicanti parti del corpo sono sovrabbondanti, ossia hanno più di un plurale (per esempio legno, che al plurale fa legna quando riferito a un quantitativo di legname, legni se s'intendono gli strumenti orchestrali); un sostantivo (pomodoro) ha addirittura tre possibili plurali: pomidoro, pomidori e pomodori (quest'ultimo è oggigiorno di gran lunga il più usato).
Alcune forme sono difettive, vale a dire dispongono di una sola forma basilare (anche se è possibile, in determinati casi, riscontrare anche l'altra forma): i pantaloni, gli occhiali, la peste, il ferro.

In casi singoli può essere d'aiuto l'uso del dizionario.

Valgono regole del tutto analoghe, anche se con minore varietà di forme, per la formazione del plurale